«Non serve una moto da tanti quattrini per divertirsi. In fondo per andar forte, impennare e sfracellarsi tra i tronchi basta un pezzo di ferro con le ruote». Parola di Henry Favre, che dopo due giorni passati all’Autodromo di Monza ha capito tutto di The Reunion e, in sella al suo Ciao, ha colto la vera essenza dell’evento.
Come lui, tanti altri partecipanti hanno riso, bivaccato nel prato, vagato fra i tanti stand e fatto un gran casino. Con le moto, con la musica, con le chiacchiere. Perché The Reunion – che ha appena chiuso i battenti della sua terza e fortunata edizione – è questo. Uno spettacolo. Garantito da moto di tutti i generi, le cilindrate, i modelli, le customizzazioni e ogni cosa che la creatività unita all’ingegno possa generare, per misurarsi sull’Ovale o nei tracciati di flat track.
Ma poi, in fondo, anche quelli che sono andati lì per gareggiare, alla fine si sono amalgamati a tutti gli altri, in una spensierata baraonda generale graziata da due giorni di sole pieno che faceva venir voglia di andare in moto e godersela. Così, semplicemente.
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